Che cos’è la PrEP?
PrEP sta per profilassi pre-esposizione.
Si tratta di una terapia farmacologica che viene utilizzata per prevenire l’infezione da HIV: in breve, consiste nell'assumere pillole "anti-HIV", nonostante si sia negativi all'infezione, per prevenire la contrazione della stessa.
Come si usa?
La pillola va assunta cadenza giornaliera, in questo modo se il paziente dovesse essere esposto al virus responsabile dell’AIDS il farmaco preverrebbe l'infezione, impedendo al patogeno di entrare nelle cellule e replicarsi.
Può essere una soluzione utile per me?
- Se hai rapporti sessuali con una persona sieropositiva che non ha una carica virale pari a zero, non assume correttamente le terapie o ha un’infezione recente.
- Se hai incontri sessuali casuali e non sempre usi il preservativo.
- Se non sei a conoscenza dello stato del tuo partner o hai un partner ad alto rischio.
- Se fai usi di droghe o condividi siringhe
In breve
La messa alla prova è una misura alternativa alla detenzione , che ha lo scopo di favorire il reinserimento sociale di persone che hanno subito una condanna per reati non particolarmente gravi.
Cosa
Si tratta di una temporanea sospensione del processo che può essere richiesta dall'avvocato di difesa, già dalla prima fase delle indagini preliminari; nel concreto permette all'indagato di svolgere delle attività significative (ad esempio, lavori di pubblica utilità) che gli permettano di evitare o ridurre la punizione.
Durante lo svolgimento di queste attività, dette messa alla prova, il procedimento penale viene sospeso (e con esso, ovviamente, anche i termini di prescrizione del reato).
Chi
In genere questo strumento è messo a disposizione di soggetti incensurati (al loro primo reato), ma è anche dedicato a coloro che abbiano già riportato altre condanne e ai quali, sia già stata contestata la recidiva ex art. 99 c.p.
La messa alla prova può essere concessa solo una volta e prevede, in ogni caso il risarcimento del danno fatto.
È , infatti, la vulnerabilità che rende questa malattia così difficile da gestire.
Come per una buona parte dei virus la loro trasmissione è particolarmente elevata, e nel caso dell'HIV ci sono molti modi in cui si può trasmettere la malattia.
Uno dei più comuni è il rapporto sessuale non protetto.
I tuoi sono protetti?
Quando parliamo di bullismo non ci limitiamo alle sole interazioni fra ragazzi, ma descriviamo un fenomeno che cresce e si sviluppa in differenti età o situazioni.
Il bullismo, infatti, è l'insieme di comportamenti aggressivi (verbali, fisici e psicologici) ripetuti e perpetrati nel tempo , in modo intenzionale da una o più persone, basato su un rapporto di forza sbilanciato nei confronti di chi ne è vittima.
Il nostro progetto V.I.A. è nato come strumento di prevenzione alle situazioni di violenza tra ragazzi nel contesto scolastico e in supporto di genitori ed educatori.
SEGNALI DI UNA SITUAZIONE DI BULLISMO
Non esistono dei veri e propri segnali che ci possono dimostrare in maniera inequivocabile che ci troviamo di fronte a un ragazzo vittima di bullismo; tuttavia ci sono diversi indizi che possono aiutare a riconoscere una condizione di difficoltà.
È importante prestare attenzione a eventuali variazioni dei comportamenti abituali : una maggiore chiusura emotiva e la ricerca di solitudine, oppure un atteggiamento più irritabile o aggressivo.
Ognuno affronta la frustrazione e la paura in maniera differente, per ciò sta al genitore (e agli insegnanti o educatori) l'indagine e la valutazione dei piccoli segnali di cambiamento nei comportamenti del bambino.
Alcuni fra gli atteggiamenti più comuni (ma non vincolanti) sono:
- Evitare situazioni a rischio (es. la scuola, il corso di calcio, i centri ricreativi etc...)
- Chiedere una maggior presenza al genitore (es. essere accompagnato in classe)
- Peggioramento dei risultati scolastici
- Va stranamente male a scuola
- Assumere , a propria volta, atteggiamenti "da bullo"
- Tornare a casa con lividi, graffi o oggetti danneggiati
- Incapacità o rifiuto di spiegare quello che gli sta succedendo
- Chiedere o prendere soldi
Quali sono le emozioni, i sentimenti, i vissuti provati da un soggetto che si trova ad affrontare l'ultimo periodo della sua pena detentiva?
Nel tentativo di rientrare nella società l'ex detenuto spesso vive una serie di problematiche che spesso destabilizzano.
L'uscita dal carcere è una zona di confine caratterizzata da paure, incertezze, dubbi, aspettative e desideri che implicano rielaborazioni emotive funzionali al reinserimento sociale, obiettivo congiunto di operatori ed ex-detenuti. Si tratta di restituire al mondo extramurario una persona che abbia contatto con se stesso, che abbia individuato e potenziato le proprie competenze umane e professionali.
Spesso in carcere i detenuti coinvolti in programmi di recupero ed educativi sottolineano come il diventare adulto implichi essere consapevoli delle proprie azioni e considerare il rischio di poter commettere ancora errori.
Il trasgredire per molti detenuti rappresenta una modalità di adattamento all'ambiente, l'unico modo di esprimersi in un contesto dove non esistono figure di riferimento credibili, un contesto quindi che non lascia margine di trasformazione e possibilità di cambiamento. Per aver desiderio di costruire è necessario avere qualcosa o qualcuno in cui credere e con cui costruire insieme un'identità.
Per il progetto "La nuova Libertà" abbiamo scelto di utilizzare il gruppo di incontro come strumento educativo, in quanto permette uno scambio di consigli e strategie tra individui con personalità differenti che si trovano ad affrontare una stessa difficoltà . Il confronto porta i partecipanti alla scoperta di soluzioni alternative rispetto a quelle valutate nella propria esperienza precedente e soggettiva.
Il gruppo di incontro, quindi, è utile per tutti coloro che devono affrontare, per la prima volta, una situazione non comune e complessa.
Come funziona?
Nella maggior parte dei casi, il gruppo di incontro viene organizzato in presenza ed è gestito interamente dalla figura di un professionista : un operatore sociale, un educatore, uno psicologo o uno psicoterapeuta.
Questa figura ha lo compito di guidare lo scambio: far notare ai partecipanti che cosa sta accadendo, creare un clima di agio , riassumere i punti chiave e tradurre i concetti meno chiari.
Il gruppo aiuta a:
Chiedere:
Lo spazio offerto dal gruppo dà a tutti i partecipanti, la possibilità di esprimersi in un ambiente controllato e non giudicante , condividendo i propri dubbi e le proprie riflessioni con gli altri membri.
Dare:
Il partecipante ha la possibilità di impersonare due ruoli :
- Quello della persona che chiede aiuto
- Quello della persona che è in grado di dare supporto , condividendo le proprie soluzioni
Permette quindi al partecipante di ri-scoprirsi competente .
Gestire
Durante il dialogo di gruppo, come nella quotidianità, si creano situazioni di scontro e di confronto (normale conseguenza dello scambio di opinioni ).
La figura del mediatore contribuisce, quindi anche ad aiutare i partecipanti a migliorare le proprie capacità relazionali.
Capire
Durante il percorso di ascolto il partecipante viene stimolato ad empatizzare con le difficoltà e i ragionamenti degli altri e, dove possibile, a riconoscervisi.
Rispettare e accettare le opinioni dell'altro, anche se diverse, permette di sviluppare una capacità verso la tolleranza .
Un periodo di semi-isolamento sociale, come l'esperienza carceraria, può essere formativa per diversi motivi; nonostante ciò, se il periodo è particolarmente prolungato, può portare l'individuo a disabituarsi al ritmo, alla confusione ed alla frenesia della quotidianità.
Un supporto temporaneo come il gruppo di incontro, ci permette di accompagnare e sostenere i partecipanti nei primi passi verso la loro nuova Libertà.